L’Arsenale era un cantiere molto efficiente; nel 1570, solo in due mesi di lavoro, gli operai riuscirono a realizzare ben cento nuove  
		galee per andare a combattere contro i Turchi, che avevano attaccato l’isola di Cipro. La battaglia di Lepanto, avvenuta il 7 ottobre  
		del 1571, si concluse con la vittoria della flotta della Lega Santa, tra cui Venezia, contro quella dell’Impero Otttomano.
  
		
  
		All’interno  
		dell’Arsenale lavoravano molti operai e tra questi alcuni erano chiamati “Arsenalotti” ed erano organizzati in corpo autonomo con  
		particolari privilegi e inquadrati militarmente; potevano diventare anche le guardie personali del Doge, pompieri in caso di incendio,  
		vigili addetti all’ordine pubblico e sorveglianti della Zecca.
  
		
  
		Un canale, chiamato Rio de l’Arsenale, collega l’Arsenale al Bacino  
		San Marco; da qui le grandi barche entravano per raggiungere le darsene dell’Arsenale.
  
		 
  
		
  
		La Galea Grossa
  
		
  
		“Contro un veneziano bisognava  
		essere in quattro”.
  
		
  
		Nel XV secolo la tipica nave veneziana si chiamava galea grossa e nasceva dalla fusione di due tipi di imbarcazione:  
		la nave da carico con lo scafo rotondeggiante e la forma solida, ma lenta, con le vele e un doppio timone laterale, e la galea da  
		combattimento, lunga, sottile e molto veloce negli spostamenti, perché dotata di diverse coppie di remi.
  
		
  
		La galea grossa era perciò  
		solida, come la nave da carico, e veloce, come la nave da combattimento; inoltre poteva essere utilizzata nel duplice modo: con il  
		carico era impiegata nel commercio e senza il carico era usata nei combattimenti.
  
		
  
		Inoltre, aspetto ancora più importante, alle coppie  
		dei remi di una barca veneziana c’erano uomini liberi, e non prigionieri incatenati, come nelle navi degli altri stati; questi erano  
		uomini che si imbarcavano sulla nave anche per commerciare in proprio e che portavano con sé armi.
  
		
  
		Se una nave veneziana veniva assalita,  
		tutti gli uomini dell’equipaggio partecipavano alla difesa della nave e alla sconfitta del nemico.
  
		
  
		Questo spiega il detto scritto all’inizio,  
		cioè ogni marinaio veneziano valeva quattro marinai avversari.